Prpgram note G.Martucci "La canzone dei ricordi" CD album 2024 "TSUIOKU"
G, Martucci " La canzone dei ricordi"
Program Note
G.Martucci (1886-1887)
"La canzone dei ricordi"
(Testo: R.E. Pagliara )
Lieder “ di Martucci per voce e orchestra Op. 68a.
Martucci non scrisse mai un'opera in vita sua. L'unico pezzo vocale molto amato è questo:
"La canzone dei ricordi". Si tratta di un'opera tardo-romantica, estremamente rara da questo punto di vista, poiché l'esistenza di una serie di canzoni con accompagnamento orchestrale era sconosciuta in Italia all'epoca, e consiste in sette episodi, ognuno dei quali inizia nella tonalità in cui termina il brano precedente.
Si tratta di un ricordo dell’amato, ormai scomparso dalla sua vita, e il settimo brano conclude l'opera riprendendo tutti gli elementi tematici importanti dal secondo al sesto brano.
I. Andantino: "No, svaniti non sono i sogni".
No, il sogno non è svanito. La sua immagine emerge quando chiudo gli occhi. Mi abbandono alla dolcezza del sogno, ma anch'esso è fugace e scompare come una nuvola strappata.
Il. Allegretto con moto: "Cantava'l ruscello la gaia canzone".
La primavera, il ruscello, i rami degli alberi, le farfalle, tutti animati dalla gioia pastorale della primavera. Come la tranquillità della foresta, infinitamente gentile e misteriosa. Con la tua fragranza, i petali di biancospino cadevano come l'aureola di un santo. Ma il tempo gioioso passa in un terribile battito di ciglia e in un istante sei spinto nelle tenebre.
lll. Andantino - Allegro giusto: "Fior di ginestra" .
All'inizio dell'estate, pensando a questa canzone, mi diceva sempre: "Vogliamo bella far la strada insieme? " Quella scena mi torna sempre in mente. Il mondo che sento quando guardo il piccolo fiore giallo della ginestra. La natura che mi insegna tutto, l'universo che si espande da essa. Ora sono qui da sola, ma tu dove sei?
IV. Allegretto con moto: "Sul mar la navicella" "Una barchetta dall'altra parte del mare".
Notte. Mare. Il rumore delle onde. Una piccola barca dall'altra parte. Il cielo pieno di stelle con una luce misteriosa ed enigmatica. Lo cerco nel profondo silenzio. Le lacrime traboccano di nuovo.
V. Andante: "Un vago mormorio mi giunge" .
Illusioni, allucinazioni uditive.
Era come se sentissi il suo mormorio sulla brezza leggera. Ma era un sussurro di ramoscelli. Mi sembrava che fosse proprio davanti a me e il mio cuore batteva forte, mentre tutti i miei sensi riprendevano vita. Era come una dolce carezza sulla mia testa. Ma era una brezza leggera. L'illusione svanì e io piansi di nuovo.
Vl. Andantino con moto. "Al folto bosco, placida ombria ove sciogliemmo inno d’amore”.
Un bosco profondo, ricco e silenzioso. Notti misteriose e vellutate con un bagliore bianco-azzurro e la magia delle rose. Il mio cuore estasiato torna continuamente a quella foresta dove ho celebrato l'inno d'amore con te. Gli occhi profondi, misteriosi e tristi che mi tenevano prigioniera. La tua voce e le tue parole bruciano ancora dentro di me.
Vll. Andantino: "No, svaniti non sono i sogni"
Quando chiudo gli occhi, tu fluttui in un cerchio di luce nella foschia. Mi arrendo a questa tristezza. Ma tu sparisci nella luce.
Shinobu NAKAMURA CARDANI
G. Martucci "La canzone dei ricordi" Testo in italiano
LA CANZONE DEI RICORDI
Giuseppe Martucci (1856 - 1909)
I
No... svaniti non sono i sogni, e cedo,
e m'abbandono a le carezze loro:
chiudo li occhi pensosi e ti rivedo
come in un nimbo di faville d'oro!
Tu mi sorridi amabilmente, e chiedo
de'lunghi affanni miei gentil ristoro!
A le dolci lusinghe ancora io credo
a'l ricantar de le speranze in coro!
Ecco... io tendo le mani!
ecco a'l rapito pensier
già tutto esulta, e un vivo foco
di sospir, di desío corre le vene!
Ma... tu passi ne l'aere, a'l par di lene
nuvola dileguante a poco a poco,
per lontano orizzonte...
indefinito!...
II
Cantava'l ruscello la gaia canzone,
cantavano i rami la festa d'aprile.
O primavera, o fulgida stagione,
o bel tempo gentile!
Vagavan pe'l cielo falene lucenti,
vagavan su' prati, libando ogni fiore.
O primavera, o giorni sorridenti,
o bel tempo d'amore!
Avea carezze d'aliti ogni sentiero;
s'intrecciavano i cespi innamorati.
Oh... la pace fedel de la foresta!
Oh... il soave mistero!
Sovra'l mio volto pallido,
sovra la bruna testa,
candidi e profumati,
come nembo divino,
pioveano i petali del bianco spino!
Cantava il ruscello la gaia canzone,
cantavan fra'rami melodiche voci.
O primavera, o rapida stagione,
o rei giorni veloci!
III
-Fior di ginestra,
io sono lo scolar, voi la maestra:
Guardandovi ne'l volto tutto imparo:
voi la maestra siete, io lo scolaro!-
Così dicea la dolce serenata,
così dicea la serenata mesta...
Dunque, su'l volto mio,
imparasti l'oblío?
- Fior di viola,
sconsolata fra tutte è un'alma sola:
su'l suo sentier non brilla amor né
speme.
-Vogliamo, o bella, far la strada
insieme?-
Così dicea la dolce serenata,
così dicea la serenata mesta...
-Vogliamo, o bella, far la strada insieme?-
Ed ora... ove sei tu?
Vedi, son sola!
e piango, e piango, e piango!...
IV
Su'l mar la navicella,
vaga conchiglia nera,
fuggía, leggera e snella,
per la tranquilla sera.
Parea, come sospinta
da l'ala de'l disío,
e l'anima era vinta
da un infinito oblío.
Su'l nostro capo il volo de li alcioni
e l'aleggiar de le brezze serene;
e mormoravan languide canzoni,
a' flutti in sen, fantastiche sirene.
Più vivo, in ogni stella,
c'era un fulgore arcano:
fuggía la navicella,
su'l mar, lontan, lontano...
V
Un vago mormorio mi giunge: muta,
rimango ad origliare, e il cor tremante
una dolce speranza risaluta.
Ahi, mi par di vederlo a me d'innate!
Ma il mormorio che m'ha portato il vento
è sussurro di rami e non d'amor!
Svanito è già l’inganno d'un momento:
torno a piangere ancor!...
Lambisce il capo mio gentil carezza,
e mi riscote e turba i sensi miei:
de la sua man la tepida dolcezza
parmi sentir, come ne' giorni bei.
Ma l'aleggiar che'l crine m'a sfiorato
è carezza d'auretta e non d'amor!
L'inganno d'un istante è dileguato:
torno a piangere ancor!...
VI
Al folto bosco, placida ombria,
ove sciogliemmo l'inno d'amore,
sempre ritorna l'anima mia,
triste, languente, nel suo dolore!
Ahi... più fedeli, forse,
le fronde serbano l'eco de' miei sospiri:
ancor, fra'rami, forse,
s'asconde la nota estrema de' miei deliri!
O dolce notte! O pallide stelle misteriose!
O profumi de l'aria! O malia de le rose!
Voi mi turbaste l'anima, col vostro influsso arcano,
di novi desiderii in un tumulto strano!
Voi, ne' silenzi estatici di mite alba lunar,
voi mi faceste piangere, voi mi faceste amar!
Occhi profondi e mistici che vincer mi sapeste,
chi vi compose il fascino de le pupille meste?
Nel petto ancor mi tremano le vostre fiamme ardenti...
v'ascolto ancora, o languidi sospiri, o caldi accenti!
Ah! voi, ne l'incantesimo di bianca alba lunar...
voi mi faceste piangere, voi mi faceste amar...
Occhi profondi e mistici, voi mi
faceste amar...
VII
No, svaniti non sono i sogni, e cedo,
e m'abbandono a le tristeze loro;
chiudo li occhi pensosi e ti rivedo
come in un nimbo di faville d'oro!
Ma... tu passi ne l'aere, dileguante
per lontano orizzonte
indefinito!
Testo: Rocco Emanuele Pagliara